Vicende storiche del liceo di Ruvo
La data di nascita dell'attuale Liceo è il 31 luglio 1935, quando Domenco Cantatore, ufficiale di Stato civile al Comune di Ruvo e autodidatta, fondò di sua libera iniziativa il Ginnasio privato - che inizialmente portò il suo stesso nome - inviando ai genitori degli alunni che avevano concluso la quinta elementare un invito per iscriverli al primo anno del ginnasio privato. Tale progetto voleva rispondere alle giuste aspirazioni della cittadinanza di Ruvo che per vecchia tradizione era stata centro di studi. Infatti l'intento di Cantatore era quello di ripristinare il Liceo-Ginnasio che, diretto dai Padri Scolopi, era stato soppresso nel 1867, dopo aver dato al nostro paese un apprezzabile contributo culturale. Gli inizi dell'Istituto non furono facili: la mancanza di aiuti finanziari e di locali idonei indussero Cantatore ad utilizzare come prima sede del Ginnasio la propria abitazione, sita in via Duca della Vittoria n'36, tanto da costringere i familiari a trasferirsi altrove, in ambienti di fortuna. Ancora oggi l'avvocato Vittorio Cantatore ricorda con tristezza le parole che la madre, lasciando la sua casa, pronunciava: "qui io non potrò più tornare", cosa che realmente accadde. Tuttavia la caparbietà, l'entusiasmo e lo straordinario spirito di sacrificio del fondatore diedero i loro frutti. Nell'anno scolastico 1935-36 gli iscritti furono cinquantuno, suddivisi nelle prime tre classi del ginnasio e nell'annesso IV corso integrativo che raccoglieva aspiranti all'ammissione al I° magistrale. Lusinghieri furono i risultati degli esami. Quasi tutti gli iscritti al primo e al secondo anno, complessivamente trentuno, conseguirono la promozione alle classi superiori. Dieci candidati per gli esami di ammissione e di licenza inferiore del ginnasio, presentati presso il Regio Istituto di Bisceglie, furono tutti ammessi e approvati. Per gli alunni del IV corso integrativo, che avevano affrontato la prova di ammissione al I° Magistrale superiore di Matera e Taranto, gli esiti furono degni di rilievo: su dieci candidati, solo tre furono gli esclusi. Confortato da tali risultati, Cantatore inoltrò al podestà di Ruvo, Giovanni Barile, la richiesta di un contributo a sostegno della scuola. Nel dicembre 1936 il Consiglio Comunale deliberò a suo favore un sussidio di £ 6.000 annue. Nell'anno scolastico 1937-38 venne avanzata al Ministro della Educazione Nazionale la richiesta di parificazione del Ginnasio, che contava quarantanove iscritti. Un'istanza datata 13 / 12 / 1937 è di particolare interesse storico: in essa il Ginnasio appare intitolato non più al suo fondatore ma ad Orazio Tedone, insigne matematico ruvese. Inoltre nel documento non compare traccia di Domenico Cantatore; è invece firmatario il podestà Giovanni Barile, subentrato a Francesco Stasi nella presidenza della scuola. In questo periodo la sede del Ginnasio si trasferì dalla abitazione privata di Cantatore, in una costruzione sita in corso Piave - piazzale S. Angelo, dove rimarrà fino al 1940. Risale al 9 / 1 / 1939 l'istanza, sottoscritta sempre dal preside Barile, di associazione del Ginnasio all'E.N.I.M. (Ente Nazionale dell'Insegnamento Medio). Tale richiesta scaturiva dalla opportunità di procurare il beneficio del valore legale degli studi e degli esami di un istituto decisamente in crescita. In quell'anno, infatti, esso contava cinque classi, per un totale di settanta alunni, e si prevedeva avrebbe raddoppiato a breve termine il numero degli iscritti, dovendo soddisfare le esigenze di un Comune di ventottomila abitanti. Un'istanza di affiliazione mirava quindi ad assicurare al Ginnasio tutti quei requisiti di tipo didattico, educativo e politico che attraverso la guida dell'Ente, avrebbero garantito il desiderato incremento. Il 21 maggio dello stesso anno il commissario Fanelli, funzionario dell'Ente, comunicava che la domanda di affiliazione era stata accolta. Nel 1940 il podestà Barile venne richiamato alle armi; la direzione dell'Istituto fu allora affidata provvisoriamente alla professoressa Ida Pace; alla morte di Barile venne nominato preside l'avvocato Biagio Cotugno. Vani furono in questo periodo i molteplici tentativi da parte di Domenico Cantatore di rivendicare i propri diritti sulla gestione del Ginnasio, in nome dell'impegno profuso e dei costi personali che aveva sopportato per l'affermazione della scuola stessa. Il regime fu sordo, se non addirittura ostile alle sue giuste richieste.
Nel 1941 il Ginnasio cambiò nuovamente sede, trasferendosi in via Madonna delle Grazie, in un fabbricato di proprietà della nobildonna Anna Caputi Iambrenghi. Questa ne aveva fatto dono in un primo momento alla Provincia perché fosse adibito a ricovero e sanatorio per bambini tubercolotici; successivamente, dietro rinuncia della Provincia stessa, lo aveva ceduto al Comune per adibirlo a scuola o istituto di beneficenza. Tale rimase la sede del Ginnasio fino al 1944. E' infatti di questo anno, 24 giugno, la sollecitazione al Commissario Prefettizio, firmata dal preside Agnello Calise, perché venisse iniziata la pratica per l'occupazione della ex Casa del Fascio, sita in corso Carafa n. 46, date le condizioni di estremo disagio in cui versava la scuola. In tale documento per la prima volta viene espresso l'intento di "regificare" l'Istituto medio Superiore, completare il Ginnasio Superiore, di cui restavano in funzione il IV e V ginnasio, e istituire il Liceo Scientifico, la cui prima classe doveva funzionare dall'anno scolastico 1944-45. Lo scritto di Agnello Calise sottolinea con straordinaria efficacia l'urgenza di affrontare il problema della scuola "problema fondamentale, indilazionabile, energetico per la città". Si riconosce in tal modo alla istituzione scolastica un ruolo determinante nella promozione culturale e sociale del paese, in un momento storico particolarmente delicato. La cittadinanza di Ruvo non poteva vedersi negato "il sacrosanto diritto di istruire i suoi figli" e poter sancire così la fine di quei tempi nei quali "era stimata somma sapienza vivere nell'ignoranza e nell'inerzia". E' del 10 settembre 1944 l'istanza di apertura del Liceo Scientifico inviata dal sindaco Giuseppe Gramegna al Provveditore agli studi di Bari, Francesco Mastropasqua. Vi si legge fra l'altro: "Ho ferma certezza che detto tipo di Istituto colmerà una grave lacuna risentita da tutta la popolatissima zona in cui si contano alla distanza di pochi chilometri un numero esorbitante di licei ginnasi, mentre gli studi scientifici che pur rispondono con somma aderenza agli indirizzi tecnici e industriali dell'epoca restano in tutto il Mezzogiorno e in particolare in Puglia ancora in uno stato embrionale". L'apertura del Liceo fu attuata solo nel successivo anno scolastico 194546, a causa del perdurare della occupazione dei locali in corso Carafa da parte degli Alleati. Dopo una autorizzazione provvisoria, il Ministero della Pubblica Istruzione concesse il riconoscimento legale alle classi prima e seconda del Liceo Scientifico, a decorrere dall'anno scolastico 1946-47. Nell'anno successivo fu soppressa a Terlizzi la Sezione staccata del Ginnasio Comunale Parificato O. Tedone, sorta nel '44 con l'obiettivo di venire incontro alle esigenze degli studenti pendolari, durante il periodo bellico. Gradualmente, a partire dal 1947 fino al 1950, venne concessa la parifica a tutte le classi del quinquennio del Liceo. Nel settembre 1955, in seguito alla cessazione della Scuola Media Parificata, il Liceo lasciò la sede in corso Ettore Carafa, destinata alla Scuola Media Statale, per trasferirsi nei locali di nuova costruzione, di proprietà dell'Amministrazione Comunale, siti in via Cappuccini, angolo via Vallona. Qui rimarrà fino al 1959, quando si trasferirà nuovamente in via Madonna delle Grazie. Nel precedente anno venne prodotta l'istanza di statizzazione del Liceo, che al momento constava di cinque classi, per un totale di ottanta iscritti. Un fitto carteggio risalente a tale periodo testimonia il forte interessamento di parte di politici come l'ori. Aldo Moro, il seri. Onofrio Jannuzzi, l'ori Domenico de Capua, l'ori. Vito Lattanzio, l'on. Vitantonio Lozupone, presidente della Provincia, insieme al sindaco di Ruvo Giuseppe Romano e al preside dello stesso Liceo Domenico De Pergola. La statizzazione del Liceo venne concessa a partire dall'anno scolastico 1959-60. Significativa in tale circostanza è una comunicazione, datata 28 luglio '59, del sindaco di Ruvo alla famiglia di Domenico Cantatore. In essa si esprime a nome del Consiglio Comunale "riconoscimento e plauso, se pur tardivo, per l'iniziativa coraggiosa del fondatore del Ginnasio" cui va indubbiamente il merito di aver promosso la cultura in tempi non facili e di aver contribuito con straordinaria efficacia alla crescita del paese. Dal momento della sua statizzazione, il Liceo ha fatto registrare nel corso degli anni un progressivo e forte incremento del numero degli iscritti. Ne è una riprova la sezione staccata di Gravina, istituita nel 1960 durante la presidenza di Savino Melone e funzionante fino al 1969, anno in cui la stessa scuola acquisì l'autonomia. Con l'aumentare della popolazione scolastica, sono insorte difficoltà circa la funzionalità della sede storica e di conseguenza si è provveduto nel tempo ad utilizzare anche sedi succursali. Già alla fine degli anni 60, furono adibiti ad uso scolastico alcuni locali di private abitazioni attigue alla stessa sede centrale, a piano terra in via Madonna delle Grazie n. 8 e 10. In seguito, grazie all'ampliamento della sede storica con la costruzione dell'ala di destra, per un certo periodo non fu necessario l'uso di succursali. Tuttavia, alla fine degli anni 80, per assoluta inadeguatezza degli ambienti, si dovette ricorrere nuovamente a locali esterni: della scuola elementare di via Dell'Aquila, ed in ultimo a quelli della Scuola Media "Giovanni XXIII', in via Massari. La precarietà delle soluzioni adottate, sempre considerate provvisorie, faceva emergere l'urgenza di dotare la scuola di una sede propria, appositamente costruita con le caratteristiche di edificio scolastico. Si giustifica così la richiesta, avanzata nel 1984 da parte dell'Amministrazione Provinciale di Bari, di finanziamento al Ministero della Pubblica Istruzione per la costruzione di una sede del Liceo. Dopo alterne vicende e diversi anni di attesa, il 10 novembre 1997 si è potuto effettuare il trasloco in via Alessandro Volta, in una struttura che potrà favorire una ulteriore crescita del Liceo "Orazio Tedone", nell'intento di rispondere alle istanze culturali del territorio.
All'indomani della consegna della sede definitiva dell'Istituto si avvertì subito l'esigenza di utilizzare altri spazi per le attività didattiche. Le 25 classi funzionanti nell'anno scolastico 1997-98 trovarono sistemazione nelle 20 aule, di cui era dotata la nuova struttura, utilizzando anche i laboratori per le attività didattiche prevedendo la rotazione sulle aule. L'aumento vertiginoso del numero delle classi (41 nell'anno scolastico 2003-2004) provocò enormi disagi di accoglienza cui si pose rimedio con diverse soluzioni di emergenza, fra cui l'utilizzo di sedi succursali.
La realizzazione di un ampliamento della sede di Via Volta, deliberata a ritmo di record e realizzata nel corso di sei mesi senza l'interruzione delle attività didattiche, diede respiro alla carenza di spazi ma non risolse in toto il problema della risposta alla richiesta educativa del territorio. Da qui l'ulteriore passo di richiedere la costruzione di una sede aggiunta del Tedone.
La proposta fu avanzata nel corso dell'anno scolastico 2007-2008 e trovò accoglienza presso il Consiglio Provinciale di Bari che deliberò di inserire il Liceo Tedone nell'elenco di un progetto di costruzione di 20 edifici scolastici per gli istituti di istruzione secondaria della Provincia di Bari. I passi successivi sono stati abbastanza spediti e seguiti direttamente dalla presidenza del Tedone. Dopo il reperimento del suolo nella stessa zona dove ha sede il Tedone e la delibera del Consiglio Comunale di Ruvo di assegnazione dello stesso suolo (molto attivo nella circostanza il Sindaco dell'epoca Ing. Michele Stragapede), si giunse al rilascio del permesso di costruzione in data 3.11.2011. Da quel momento una serie di gravi ritardi determinati da lentezze burocratiche ed incertezze (se non conflitti di competenze) tra Provincia, Comune, Regione, Ferrovie Nord Baresi, Autorità di Bacino, Impresa aggiudicataria dei lavori, ecc. non hanno consentito di vedere realizzata l'opera.